Quando quattro gol non bastano
Non è certo una questione di stile, come ha dichiarato il presidente Tavecchio a poche ore dal match, se l’Italia ha segnato “solo” quattro gol al Liechtenstein, rimanendo ad ampia distanza (7 gol) nella sfida a distanza sulla differenza reti con la Spagna, che alla squadra del principato (seppur in casa) ne aveva messi dentro otto. Il primo tempo del match di Vaduz è stato convincente dal punto di vista realizzativo, con i 4 gol arrivati in modo diverso (un calcio piazzato, una sponda, un cross basso e un lancio in profondità) che lasciavano presagire una ripresa di simile caratura; così però non è stato, un po’ per imprecisione delle punte, ma anche per una qualità di gioco e un ritmo scemati e non ricarburati dagli ingressi di Insigne, Eder e Zaza. Giusto cambiare modulo per un appuntamento in cui l’unica necessità era quella di migliorare la differenza reti, sbagliato negare tale obiettivo o comunque glissare una volta non ottenuto, come fatto dal CT Ventura e da Belotti nelle interviste flash postpartita: l’unico pronto ad ammettere l’importanza di questo aspetto è stato Leonardo Bonucci e, in un paese calcistico che con fin troppa facilità si riempie la bocca con il termine “mentalità”, questo resta impensabile. Da Tirana sono arrivate buone notizie, con il 3-0 di Israele che ridimensiona le velleità di secondo posto della squadra di De Biasi (Albania-Italia sarà l’ultima partita e arrivarci con i padroni di casa in cerca della storia potrebbe essere deleterio), ma la strada per il primo resta davvero impervia.