L'unica via
Lo sapevamo, non potevamo non saperlo prima e non potremo non saperlo lunedì, quando la partita conterà ben più dell’onore o della mentalità: l’Italia ha un’unica via per fare bene ed è quella di non staccare mai il piede dall’acceleratore. Ce n’eravamo accordi a Tolosa, dove pure era arrivata la grazia firmata Eder, ce ne siamo accorti stasera a Lille, dove una squadra modesta (ma davvero modesta) come l’Irlanda ha battuto meritatamente gli azzurri, ben oltre la differenza di motivazioni, le rotazioni di Conte e presunti alibi come il terreno di gioco, certamente non all’altezza della situazione, ma comunque lontano dall’ingiocabilità. Oltre il deficit tecnico, ormai consueto dopo quanto visto con Belgio e Svezia, gare in cui di certo non si è brillato per precisione, si sono evidenziati dei meccanismi decisamente inceppati e un nervosismo del tutto immotivato visto il tenore della partita, in cui l’unico obiettivo era risparmiare energie e non prendersi rischi in vista di St. Denis e della Spagna, che un’Italia così la punirebbe ben più di quanto la squadra di O’Neill è stata capace di fare. Lo si è ripetuto infinite volte: a un calo dell’intensità corrisponderà sempre e comunque un calo - o, per meglio dire, una mancata valorizzazione - dei singoli, e dunque Zaza e Immobile gireranno a vuoto per gran parte della gara (vedansi i loro classici scambi mai portati a termine), gli inserimenti dei centrocampisti non produrranno effetti e anche elementi più esperti come Thiago Motta e Bonucci (disclaimer: la diffida non può essere una scusante) ricadranno in errori anche piuttosto gravi, come quelli che hanno portato Coleman e Hoolahan a divorarsi due ghiotte occasioni. La buona notizia è che ci sono buoni motivi per sperare con sufficiente ragionevolezza che un’Italia così allo Stade de France non la vedremo: il primo è il già citato turnover, che permetterà alla maggior parte dei titolari di arrivare alla sfida con 10 giorni di riposo e un lavoro bilanciato per il grande appuntamento; il secondo è la possibilità di svestirsi dell’abito dei favoriti, che, prova e controprova alla mano, all’Italia sta davvero scomodo e che lunedì sarà ben cucito addosso alla Roja, che si è dimostrata squadra di categoria superiore anche nella partita persa contro la Croazia. Per battere Iniesta e compagni potrebbe non bastare neanche l’Italia positiva di Lione, e sarà bene metterselo in testa da subito, individualità e sistema di gioco iberici sono di livelli sconosciuti nei nostri confini e negarlo farà solo il gioco di Del Bosque. Non c’è partita più adatta per rimettere in campo le caratteristiche azzurre, per riprendere l’unica via che oggi è stata smarrita. Fortunatamente, senza conseguenze.