Prove terminate: la pole mondiale resta lontana
Si è di fatto conclusa la strada che porterà l'Italia di Cesare Prandelli a giocarsi la Coppa del Mondo in Brasile, e la serata del Vicente Calderon, la prima in Azzurro per un buon Gabriel Paletta e per Ciro Immobile, non ha di certo alimentato entusiasmi e velleità di vittoria, anzi. Una Spagna col freno a mano tirato ha trotterellato per tutti i 90 minuti, accelerando solo quando ne ha avuto voglia e non ha concesso praticamente nulla agli Azzurri, pericolosi solamente in un paio di occasioni nel primo tempo e di fatto nulli nella ripresa, in cui Pedro ha sbloccato il punteggio grazie a un'evidente indecisione di Buffon.
Il mancato intervento del numero 1 azzurro è solo l'ultimo di una serie di episodi che ha coinvolto i nostri migliori giocatori, dopo il grave infortunio di Giuseppe Rossi, quello più standard di Mario Balotelli e le bizze, con conseguente esclusione per applicazione del codice etico, di Daniele De Rossi. Se aggiungiamo anche che Andrea Pirlo è rimasto in panchina per tutto il primo tempo, si arriva a un concetto probabilmente banale, ma incontrovertibile: il gap tecnico con le altre grandi comincia a essere troppo ampio e se il gioco manca diventa incolmabile.
Impossibile considerare solamente un caso il non aver battuto, tra amichevoli e Confederations Cup, alcuna grande nel biennio di preparazione alla rassegna iridata (KO con Inghilterra, Francia, Brasile, Argentina e Spagna, pareggi con Olanda, ancora Brasile e Germania), impossibile non vedere quanto poco lontano si possa andare senza la qualità, ma anche il carisma, dei pochi veri campioni rimasti a questa nazionale. In Polonia e Ucraina, e, allargando il discorso, per tutta la durata del primo biennio, si era sopperito con un sistema di gioco efficace e riconoscibile, seppur leggermente modificato in corsa per l'infortunio al crociato di Rossi, e con le giocate di Cassano, soprattutto nella semifinale contro la Germania; da Ginevra in poi la qualità della manovra ha spesso latitato, tra esperimenti di 4-3-3 e mancanza di estro e fantasia nel 4-3-1-2. Ovviamente c'è tempo per recuperare Rossi e per reintegrare De Rossi, Buffon resta un portiere di enorme affidabilità anche dopo l'errore di stasera e Pirlo, pur con i dubbi legati al fattore atletico, determinante nelle brevi manifestazioni come abbiamo avuto modo di scoprire sulla nostra pelle agli Europei, occuperà saldamente il suo posto in cabina di regia. Ma quello del prossimo giugno sarà un Mondiale che l'Italia si giocherà da underdog. E, con la giusta consapevolezza, questo può non essere necessariamente un male.