Poco da salvare nella notte di Recife, ma l'Italia è in semifinale
Folle. E' questo l'aggettivo più adatto per una partita in cui si è vista qualunque cosa: grandi giocate, orrori in difesa, chiamate arbitrali incomprensibili, legni e tanti gol. E alla fine vince chi sicuramente ha giocato peggio, o comunque nettamente al di sotto delle proprie possibilità, quell'Italia che per la prima volta da Euro 2000 raccoglie 6 punti nelle prime due partite di un girone eliminatorio e che accede con un turno d'anticipo alla semifinale della Confederations Cup insieme al Brasile, con cui si giocherà sabato il primato nel Gruppo A.
Quella in campo a Recife è stata però una brutta, bruttissima Italia in entrambe le fasi di gioco. Il 4-3-2-1 schierato da Prandelli, privo dell'incursore Marchisio e oltremodo infarcito di palleggiatori, non ha permesso agli Azzurri, appellatisi per gran parte del primo tempo a lanci lunghi per il solo Balotelli, di creare gioco e opportunità da gol; la correzione in corsa con l'ingresso di Giovinco per Aquilani e il ritorno al più rodato 4-3-1-2 hanno dato un po' più di sicurezza e profondità alla manovra dell'Italia, comunque legata però a sfuriate offensive più che alla qualità e al diktat spagnoleggiante di guidare le operazioni, intento in cui gli Azzurri sono riusciti solamente dopo aver subìto il 2-0 fino alla rete del 3-2 su rigore di Balotelli. Anzi, il tiqui-taca questa sera lo hanno fatto (con annessi "olé" dei tifosi) Kagawa e compagni, completamente padroni del campo per la prima mezz'ora abbondante e capaci di riprendere a macinare gioco dopo la rimonta subita, frutto più che altro di disattenzioni individuali e di un rigore inesistente, come inesistente era quello fischiato nel primo tempo contro l'Italia. Il resto lo ha fatto la sorte, con il doppio legno nel finale, e lo scarso focus nel finale da parte della squadra di Zaccheroni, troppo leziosa negli ultimi metri di campo e distratta in occasione dell'azione del gol del 4-3 azzurro firmato da Giovinco.
Da salvare per l'Italia c'è poco, oltre ai tre punti: il ravvedimento tattico di Prandelli, resosi conto dell'errore nella formazione schierata prima che la gara si compromettesse definitivamente (pur essendo già sulla buona strada) e la capacità della squadra di riaccendere, perlomeno per una manciata di minuti, l'interruttore una volta messa spalle al muro. Per il resto, disattenzione, superficialità - ancora una volta ci viene fischiato un rigore contro a causa di un retropassaggio mal gestito - e forse anche una condizione atletica approssimativa ci hanno condannato a dover faticare fino all'ultimo secondo del recupero, andando per di più a segno solo grazie a calci piazzati, autogol e il già citato black-out difensivo, contro una squadra che appena tre giorni fa era stata facilmente spazzata via dal Brasile. E proprio il Brasile sarà l'ultimo avversario di questa fase a gironi: affrontarlo col passaggio del turno già in tasca ci permetterà di andare in campo senza eccessivo timore, ma sarà fondamentale registrare diversi elementi per potersela giocare fino in fondo. Il primo posto significherebbe infatti evitare con tutta probabilità la Spagna nella semifinale e di aprirsi una via più agevole verso l'atto conclusivo del 30 giugno. Difficile comunque fare peggio di stasera: occorrerà migliorare - e molto - per poter tener testa alle altre due grandi del torneo.