La Costa Rica punisce l'Italia delle contraddizioni

20.06.2014 20:28 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
La Costa Rica punisce l'Italia delle contraddizioni
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Un'enorme contraddizione. Solo così si può definire l'Italia che quest'oggi è naufragata cedendo alla, modesta seppur sorprendente, Costa Rica, complicandosi maledettamente il discorso qualificazione. Una contraddizione che si è vista già nella formazione iniziale, con l'inserimento dello spento Thiago Motta, quindi di fatto di un secondo mediano, al posto di un palleggiatore come Marco Verratti, che avrebbe con tutta probabilità aiutato e non poco Andrea Pirlo a scardinare le resistenze centroamericane e a offrire palloni giocabili a Mario Balotelli, che pure ha avuto due occasioni di cui una limpidissima ma che ha dovuto offrire le spalle alla porta per la stragrande maggioranza dei 90 minuti di gioco. Oltretutto in un centrocampo che ha sempre fatto del giropalla e non del fisico la sua forza.

La dipendenza dal regista della Juventus, in assenza di altre fonti di gioco e di qualità sugli esterni - quasi invisibili Candreva e Marchisio prima e Cerci e Insigne poi -, la difficoltà atletica appalesatasi sin dalle primissime battute di gara - faceva caldo, ma per entrambe - e l'incapacità di reagire allo svantaggio sono le tre macchie più grandi della squadra di Prandelli, che è apparsa molto, troppo involuta sul piano del gioco e che ha fatto inevitabilmente riemergere i limiti individuali visti negli ultimi mesi. È bastata corsa e organizzazione, con una linea difensiva alta che ha bagnato le polveri italiane, alla squadra di Pinto per imbrigliare senza appello gli Azzurri, scricchiolanti anche in difesa con un Chiellini molto distratto non solo nella marcatura sul match-winner Ruiz, ma anche in un altro paio di frangenti e graziato per il possibile fallo da rigore nel primo tempo.

Se con l'Inghilterra era stata ritrovata l'identità, oggi questa è stata inopinatamente riposta nel cassetto. E il risultato è l'ennesima dimostrazione che questa squadra deve offrire prestazioni collettive di rilievo per non essere soltanto la somma di individualità inferiori rispetto a quelle delle altre grandi. Con l'ulteriore differenza che in una competizione breve come un Mondiale (o come la ancor più breve fase a gironi dello stesso) un errore si può pagare caro. Martedì c'è l'Uruguay, che ha effettuato un percorso inverso: sterile e involuto nella prima gara contro la Costa Rica (a proposito: sentiti complimenti a Campbell e compagni per aver confezionato un'impresa storica come questa qualificazione), combattivo ed efficace ieri sera contro l'Inghilterra. La differenza l'ha fatta un solo uomo, quel Luis Suarez che è già un incubo e lo sarà per le prossime quattro notti. Noi un Suarez non lo abbiamo, o meglio, dovremo rimettere in campo il nostro Suarez, che oggi è mancato. Le valigie erano già in parte fatte, speriamo di metterle sull'aereo giusto.