Il ranking non mente
Uno dei leitmotiv, soprattutto italici, del calcio per nazionali è la continua discussione dei metodi di compilazione del ranking FIFA: spesso porta in alto squadre con poca tradizione ma con buon rendimento e questo altrettanto spesso viene poco accettato. Quanto accaduto però al Re Baldovino certifica come tale classifica non venga composta completamente a caso: il Belgio, nazionale numero 1 al mondo secondo i calcoli del massimo organo calcistico, ha fatto vedere, se non di valere certamente la posizione che occupa, quantomeno di poter far parte del lotto delle prime, al cospetto di un’Italia che alla prova del confronto diretto ha palesato limiti anzitutto di qualità individuale.
Conte ha schierato la squadra con il 4-4-2, con Florenzi e Candreva sugli esterni per avere sia equilibrio che tecnica, e si sono visti alcuni elementi chiave del gioco del CT, con una grande collaborazione dei due attaccanti Pellè ed Eder e delle transizioni molto rapide, così come alcune giocate evidentemente provate in allenamento come il cambio di gioco per la rete del provvisorio vantaggio, ripetuto più volte nel corso del primo tempo. Gli azzurri hanno dimostrato progressi sul piano dell’unità di squadra, ma l’avversario di oggi ha evidenziato che la strada da fare è ancora lunga. Oltre al gap di organico, ampia è la distanza a livello di organizzazione e di intensità: i diables rouges hanno preso progressivamente il sopravvento fino a schiacciare del tutto l’Italia nella parte finale di partita e esponendoli a errori poi decisivi nel risultato finale.
Le scelte tattiche sembrano comunque quelle più adatte per giocarsi le proprie chance in Francia: difficile che le quattro punte in linea viste a Baku possano essere sostenibili contro avversari di rango, meno complicato che il 4-4-2 di questa sera possa essere assorbito da un gruppo legato al suo tecnico, ma al di là delle questioni strettamente legate al camoo, ancora una volta lo scatto deve essere mentale: il Belgio non è la prima nazionale del ranking FIFA per chissà quali artifizi, ma perché lo ha dimostrato sul campo, lo stesso campo sul quale oggi ha affrontato e battuto meritatamente l’Italia, nazionale di grande tradizione ma in questo momento uno, se non più gradini più in basso rispetto alla squadra di WIlmots. Prima si accetterà il verdetto, prima si comincerà la risalita.